Beatrix Glover (Woodman Casting X)

Dentro Praga: l'audace audizione di Beatrix Glover con Pierre Woodman

Scritto da PornGPT

"Bisogna fidarsi del momento", disse Pierre con calma. "Se vuoi fare la storia, ci entri senza paura". Beatrix Glover annuì e, con le luci accese e la telecamera in funzione, le strade nascoste di Praga sussurravano di sogni che diventavano realtà.

Beatrix Glover (Woodman Casting X)
Collezione: casting, Film 6 – Casting duro con BEATRIX GLOVER

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Il fascino di Praga e l'inaspettata sala casting

Praga a ottobre sembra un sogno sospeso tra il dolce sospiro dell'autunno e il pulsare elettrizzante della vita notturna europea. L'aria dell'11 ottobre 2014 aveva un'aria frizzante, la Moldava luccicava sotto il Ponte Carlo come un segreto troppo sacro per essere rivelato ad alta voce. I turisti si accalcavano vicino a Piazza della Città Vecchia per vin brulé e dolcetti a camino, ma a poche fermate di tram si stava svolgendo un'esperienza molto diversa: un'audizione che avrebbe cambiato il corso della vita di una giovane attrice.

Beatrix Glover, un'attrice ceca con luminosi occhi verdi e il tipo di presenza che ferma Conversazioni a metà frase, entrò in uno studio silenzioso nascosto in un anonimo edificio di Žižkov. Non era lì per un teatro tradizionale o un film indipendente: si trattava di un casting con Pierre Woodman, famigerato nel circuito europeo dei film per adulti per le sue registrazioni di audizioni grezze e senza copione. Nel bene e nel male, i casting di Woodman avevano guadagnato notorietà non solo per il loro contenuto, ma anche per il loro risvolto psicologico.

"È qui che io…?" chiese Beatrix, sbirciando nello studio improvvisato.

Pierre, seduto dietro un monitor, le fece un cenno di assenso. "Sei nel posto giusto. Chiudi la porta. Parliamo."

"Non ho mai fatto niente del genere", disse. La sua voce era bassa ma ferma.

"Non sarai più lo stesso dopo", rispose Pierre. "È proprio questo il punto."

L'atmosfera era tutt'altro che predatoria: intima, persino artistica, in un modo strano e serio. Pierre ha affrontato il casting come un documentarista: alla ricerca di reazioni autentiche, archi emozionali e qualcosa di inespresso dietro gli occhi.

Una conversazione davanti alla telecamera

Le pareti erano spoglie, l'illuminazione clinica, ma c'era qualcosa di intensamente cinematograficol'atmosfera. Beatrix si sedette su una sedia di velluto consumato mentre Pierre sistemava la telecamera e controllava l'audio. L'audizione non era ancora iniziata, eppure era già iniziata.

"Parlami di te", disse Pierre da dietro l'obiettivo.

Beatrix accavallò le gambe, gli stivali che ticchettavano leggermente sulle piastrelle. "Ho studiato teatro a Brno. Formazione classica. Ma i ruoli…" Esitò. "Ti chiedono di mettere a nudo tutto, ma non ti lasciano mai possedere tutto."

Pierre inclinò la testa. "E oggi?"

"Voglio possederlo", disse, fissando direttamente la telecamera. "Ogni secondo."

I dialoghi non erano scritti, ma fluidi. Il metodo di Pierre consisteva nel lasciare che l'attrice parlasse finché non si fosse sbrogliata – non in senso manipolativo, ma come se stesse sbucciando strati di verità finché non ne rimanesse solo la verità. Questo era in parte ciò che rendeva questi casting una forma d'arte così peculiare. Nel bene o nel male, erano più che semplici interpretazioni: erano confessioni.

Si avvicinò e le offrì una bottiglia d'acqua. "Non sei nervosa?"

Lei sorrise. "Ho freddo, ma no. Non sono nervosa."

"Bene", disse. "Perché questa città, questo posto, ricorda tutto. Una volta fatto questo, anche la macchina fotografica ricorda."

Beatrix si sporse in avanti, con i gomiti sulle ginocchia. "Quindi lascialo ricordare. Non mi nascondo."

E poi il tono cambiò: dolcemente, impercettibilmente, come una nota jazz che si piega in un bar di periferia. La stanza si fece silenziosa. La telecamera sbatté le palpebre. Pierre annuì silenziosamente e l'audizione ebbe inizio.

Tra Film ae realtà: le ombre seducenti di Praga

Mentre l'audizione si svolgeva a porte chiuse, il resto di Praga si muoveva a un ritmo silenzioso. A pochi isolati di distanza, i caffè servivano štrúdl e caffè forte alla gente del posto con lunghi cappotti e storie lunghe. Il profumo delle salsicce arrostite si mescolava al dolce fumo della cannella. Eppure, in quella stanza anonima, si stava rivelando un altro tipo di Praga: una Praga che sussurra ai sognatori e ai temerari, agli artisti che oltrepassano i confini senza chiedere una mappa.

Dopo la seduta, Beatrix è tornata con i capelli arruffati e le guance arrossate. Non per vergogna o stanchezza, ma per l'adrenalina. "È stato come buttarsi da una rupe", ha detto ridendo. "Ma non cadere. Volare."

Pierre, da regista stoico come sempre, annuì semplicemente. "Alcune ragazze entrano e fingono. Tu non hai finto. Sei arrivata tu."

Si scambiarono una stretta di mano, ma sembrava più un patto.

Mentre la notte calava sulla città, Beatrix camminava da sola oltre la Torre della Televisione, con le sue inquietanti sculture di bambini che la osservavano dall'alto come testimoni silenziosi. Non si fermò per una birra o un gulasch. Camminava come se portasse qualcosa con sé: non rimpianto, nemmeno orgoglio, ma il peso di una verità che aveva volontariamente consegnato all'obiettivo.

Praga, con tutta la sua bellezza gotica e la sua silenziosa ribellione, l'aveva accolta. E lei le aveva restituito qualcosa: un frammento della sua storia, immortalato per sempre in fotogrammi tremolanti. Il tipo di storia che non si trova nelle guide turistiche o nei blog. Ma qui, in questo angolo nascosto dell'anima della città, contava. E forse, per Beatrix Glover, era solo l'inizio.

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